Il profilo
La storia nelle mani
La storia
I materiali
Le tecniche
Gli oggetti
Gli schizzi
Il club di Goldsmith
La mailing list
La Magna Grecia
Sintesi di culture
A partire dall'VIII secolo a.C. i Greci iniziarono a fondare una serie di colonie che si estendevano lungo le coste dell'Italia meridionale, dalla Puglia fino alla Campania, con qualche centro in Sicilia: Taranto, Cuma, Metaponto, Sibari, Crotone, Reggio, Paestum e Napoli erano i principali centri di questa grande area colonizzata, che fu chiamata Magna Grecia. In queste colonie, che vennero definitivamente sottomesse dai romani tra il 280 e il 265 a.C., fiorivano i commerci, l'agricoltura e l'artigianato: inoltre importantissimo èil ruolo svolto da queste città nel processo di diffusione in Italia della cultura greca. La filosofia, la letteratura e l'arte del mondo greco influenzarono in maniera evidente le attività artistiche e culturali di queste colonie, che diedero vita ad espressioni raffinate: fiorente era la produzione di ceramiche e la bronzistica, mentre gli splendidi templi di Paestum attestano il grado di raffinatezza e composta misura raggiunta dall'architettura locale. In un clima culturale ed economico così vivace, anche l'oreficeria trova grande diffusione e varietà di espressioni. Il periodo di massimo splendore dell'oreficeria della Magna Grecia èquello compreso tra il IV e il III secolo a.C.: il principale centro di produzione e diffusione orafa è Taranto che, come testimoniano le fonti letterarie, era un vivacissimo centro artistico e culturale.Conosciamo l'oreficeria ellenistica attraverso i ritrovamenti archeologici effettuati nelle tombe: malgrado i ripetuti saccheggi verificatisi nel corso dei secoli, i corredi funebri di questi antichi abitanti sono estremamente ricchi e permettono di rintracciare abbastanza agilmente le fila di una produzione orafa senza dubbio importante. La tipologia dei gioielli rinvenuti nelle tombe è chiaramente determinata dallo stato sociale del defunto; tuttavia, anche nelle tombe più modeste si ritrova un grande numero di orecchini (l'ornamento prediletto da queste popolazioni), che nelle tombe più sontuose sono spesso accompagnati da diademi, corone, collane e talvolta anche da uno o due anelli. Nella zona di Taranto sono molto rare le fibule, che come sappiamo erano elemento determinante nell'abbigliamento dell'epoca, e anche quando si ritrovano generalmente sono di materiale meno pregiato, come argento, bronzo e talvolta ferro: molto diffuse sono invece nei corredi funebri provenienti dalle colonie della Campania, dove invece non compaiono gli orecchini. Gli orecchini, che erano l'ornamento più diffuso presso gli italioti, abitanti della Magna Grecia, registrano una straordinaria varietà di disegni e soluzioni, nei quali gli orafi tarantini hanno dimostrato una fantasia senza limiti. Nel IV secolo era molto in voga un tipo di orecchino con il corpo costituito da una figurina in oro rappresentante una sanguisuga, fiancheggiata da decorazioni filigranate e pendagli;molto apprezzati erano anche i modelli dalle forme più singolari, per esempio ad elica,come testimonia lo splendido pendente rinvenuto a Taranto e riprodotto nella (fig. 1). Ma il tipo di orecchini che ebbe maggiore diffusione e successo nel periodo ellenistico fu quello a disco (fig. 2); a volte, come nel prezioso esemplare del IV secolo rinvenuto a Crispiano (fig. 4), l'elemento decorativo, di per sé fastoso ed esuberante, viene equilibrato dalla misura dell'insieme e dalla linea classica e
FIG.4
FIG.5
 FIG.1
FIG.2
 FIG.3
 FIG.6
rigorosa della testina femminile che costituisce il centro dell'orecchino. Figure umane e animali (fig. 5) ricorrono spesso come motivi decorativi nei gioielli di queste zone: in particolare la protome leonina, ripresa dall'arte classica, viene largamente impiegata nella decorazione di collane, bracciali, anelli e orecchini. Anche il "nodus Herculeus", famosissimo nell'antichità come nodo magico in grado di allontanare i mali, presso gli abitanti della Magna Grecia assume il significato di amuleto ed è proprio con questa valenza magica che gli orafi lo usano diffusamente nella gioielleria, come pendagi io, centro di cinture, decorazione di diademi e bracciali. Un paio di orecchini rinvenuti a Taranto (fig. 3), dimostra come talvolta il desiderio di esuberanza decorativa scavalchi i limiti della contenuta misura: questi pendenti sono infatti decorati con un'elaborata composizione vegetale, e da una serie di figurine umane e animali, il tutto sostenuto e arricchito da catenelle e pendenti a forma di bocciolo.Nell'oreficeria tarantina una straordinaria ricchezza di soluzioni tecniche e decorative viene dedicata anche alla creazione di corone e diademi, che vengono perciò a differenziarsi dalla semplice fascia d'oro in uso nell'epoca classica. L'esemplare certamente più ricco e spettacolare è il diadema fiorito rinvenuto a Canosa e risalente al III secolo a.C. (fig. 6). Il diadema è costituito da due spesse lamine unite anteriormente attraverso una cerniera, che permetteva di indossarlo; la struttura è ricoperta da una lamina smaltata di verde pallido decorata da più di centocinquanta fiorellini campestri, fissati a sottilissimi steli d'oro, e smaltati di verde, bianco, azzurro e rosso, con stami e pistilli di granuli d'oro, gocce di pasta vitrea e pietre preziose, che gli conferiscono una variata policromia. Come abbiamo accennato all'inizio, nel III secolo a.C. le colonie della Magna Grecia passarono sotto la dominazione latina, e da questo momento in poi seguirono le vicende politiche dell'Italia romana; tuttavia il loro contributo culturale all'ellenizzazione della penisola e di Roma fu determinante, e nell'oreficeria latina si ritroveranno chiare tracce dei motivi e degli stili elaborati nelle botteghe di queste colonie.